Di seguito riporto la mia intervista pubblicata su Milano Finanza a febbraio 2018.

A spiegare perché è Giovanni Stefani, esperto di cambiamento comportamentale, che spiega come funzionano i meccanismi cerebrali quando si investe, e quali sono le regole per gestirli. (di Emerick De Narda)

Non lo si ripete mai abbastanza. Più che le conoscenze teoriche e pratiche, a determinare il successo nel trading è sempre l’approccio psicologico.

Ovvero un’ottima conoscenza di sé stessi e delle proprie emozioni, unita ad un’accurata impostazione strategica da seguire con disciplina.

Insomma, meno intuito e improvvisazione, e più rispetto degli stop loss.

Finora il tema è stato poco trattato nell’educazione finanziaria, ma prima o poi è un aspetto con cui tutti gli operatori devono fare i conti.

“In altre parole il trading è psicologia, e prima lo si capisce, prima si possono superare molte delle barriere invisibili che limitano le performance”, ha spiegato Giovanni Stefani, formatore specializzato nel cambiamento comportamentale.

Tre, secondo l’esperto, sono le regole fondamentali da rispettare per far fronte alle difficoltà psicologiche che comporta il trading.

In primis utilizzare sempre e solo i soldi che si possono perdere senza modificare il proprio tenore di vita.

Questa regola si sente spesso, ma nessuno spiega che si tratta di una questione neurofisiologica. Se si decide di utilizzare per il trading denaro che serve per la vita di tutti i giorni, il cervello, attraverso il sistema limbico, percepisce una situazione di pericolo per la possibile perdita del capitale e la conseguente impossibilità di far fronte al sostentamento vitale.

Questo significa che il cervello si pone da subito in uno stato di paura, che non è adatto ad una situazione dove bisogna freddamente prendere decisioni, calcolare e progettare. In uno stato psicologico simile, uno degli errori più gravi che si possono commettere nel trading è, ad esempio, quello di togliere lo stop loss per evitare di consolidare la perdita, nella speranza che l’operazione ritorni nella direzione auspicata o, peggio ancora, mediare al ribasso.

“Un’altra regola fondamentale è quella di conoscere un pattern, un segnale o un sottostante, e poi utilizzarlo fino a che diventa parte di te”, ha continuato Stefani. La regola serve per aggirare l’amigdala, una parte del cervello il cui compito è quello di gestire le emozioni, in particolar modo quella della paura. Nel dettaglio, il cervello a volte funziona come un pilota automatico e spesso in una situazione di pericolo interviene prima di un qualsiasi ragionamento conscio (risposta precognitiva). Questo avviene perché l’amigdala è in grado di paragonare situazioni simili avvenute nel passato che sono fissate da emozioni, pensieri e reazioni vissute e apprese in precedenti esperienze.

Per fare un esempio pratico, quando si è appena venduto (o comprato) un’azione, un future o qualsiasi altro sottostante e questo parte nella direzione opposta senza più fermarsi, prima ancora che ci si renda conto di quello che sta succedendo (ovvero si è sbagliata l’operazione), si clicca per chiudere l’operazione. Spesso poi, il sottostante torna nella direzione voluta, ma ormai è troppo tardi.

La chiusura istintiva dell’operazione si deve appunto all’amigdala che ha percepito un pericolo e, nel tentativo di salvare una persona, ha agito bypassando gli altri circuiti cerebrali.

Uno dei modi per far fronte a tutto questo è appunto l’acquisizione e la ripetizione costante di un comportamento virtuoso. In pratica nel trading bisogna scegliere uno strumento che piace, osservarlo a mercati aperti tutti i giorni, conoscerlo a fondo, studiare uno o due pattern d’ingresso che funzionano e utilizzarli fino a quando diventano parte di sé.

Continuando a ripetere una determinata azione consapevolmente, più e più volte, i neuroni del cervello cominciano a legarsi tra di loro creando sinapsi sempre più robuste.

È solo a questo punto che entra in gioco la terza regola, forse la più difficile da applicare: focalizzarsi sul gain. Può sembrare paradossale, ma la regola si fonda su solide basi scientifiche ovvero sull’analisi del Sar (Sistema di Attivazione Reticolare).

Un’area del cervello umano ha la funzione di regolare l’eccitazione e gli stati di sonno – veglia. Al suo interno una particolare sezione è dedita al controllo delle informazioni (detto meccanismo di controllo condizionato) che funziona come un selettore, filtrando cioè le informazioni non desiderate e lasciandone passare altre. Gli input e i segnali che arrivano dall’esterno sono talmente tanti che il cervello andrebbe in tilt se li dovesse elaborare tutti. Pertanto questo meccanismo permette di filtrarli a seconda di alcuni criteri decisi in precedenza, così da far arrivare all’attenzione di ciascuno solo ciò che per lui è davvero importante.

L’esempio comune per spiegare questo meccanismo è quello di cambiare l’auto. Quando si decide di sostituirla con un altro modello accade che per strada, ovunque si guardi, sembra sempre di vederla: è un modo inconscio per convincersi che si sta facendo una buona scelta.

Anche nel trading di solito ci si focalizza sulla regola principale che è: non perdere. Puntando tutto su questo aspetto però spesso non si guadagna perché l’attenzione è tutta rivolta allo stop loss da inserire. Ovviamente lo stop loss è importantissimo e va sempre fissato, ma poi non ci si dovrebbe più pensare focalizzandosi invece sull’utile da realizzare.